Il cortisone è con tutta probabilità il farmaco antinfiammatorio più famoso al Mondo. Si tratta di ormone appartenente alla classe dei corticosteroidi, sostanze con una formula di struttura strettamente correlata al corticosterone.
Il suo effetto fondamentale è quello di sopprimere la risposta infiammatoria naturale del sistema immunitario. Per questo si parla di farmaco antinfiammatorio ed immunosoppressore.
Il cortisone viene somministrato per via orale, o tramite iniezioni inframuscolari, per il trattamento di patologie infiammatorie acute e croniche, come allergie, artrite, artrite reumatoide, asma, morbo di crohn e numerose altre patologie di tipo autoimmune. Inoltre il cortisone può essere applicato sotto forma di creme e pomate cortisoniche, pe il trattamento di disturbi ed infiammazioni della pelle, o sottoforma di colliri per la cura di problemi oculari.
Gli effetti collaterali del Cortisone
E’ indubbio che in alcuni casi il cortisone può essere un salva vita. Lo si è visto nelle terapie domiciliari per il Covid, dove l’uso tempestivo di questo farmaco ha spesso fatto la differenza, salvando molte vite.
Tuttavia l’uso prolungato di cortisone può portare gravi effetti collaterali, quali ad esempio:
- ritenzione idrica e quindi gonfiore;
- aumento dell’apettito;
- aumento del peso;
- ansia, nervosismo e insonnia;
- difficoltà digestive;
- ulcere gastriche;
- emorraggie;
- atrofia muscolare (perdita della massa muscolare);
- diabete;
- osteoporosi.
Inoltre, essendo un forte farmaco immunosoppressore, l’uso cronico di cortisone ci espone a un maggior rischio di sviluppare infezioni di ogni tipo.
Da qui l’esigenza di trovare dei sostituiti naturali al cortisone, che si possano utilizzare anche per lunghi periodi senza incappare negli effetti dannosi di questo farmaco.
Approcci antinfiammatori naturali, le alternative al Cortisone
Andremo ora a vedere quali sono le possibili alternative naturali al Cortisone.
Grazie alla ricerca oggi sappiamo che esistono numerose sostanze vegetali in grado di rallentare, se non invertire il processo infiammatorio cronico. Non solo, sappiamo anche che anche l’alimentazione riveste un ruolo cruciale in tale ambito.
1. Dieta antinfiammatoria
Devi sapere che ciò che introduci attraverso il cibo può incidere sullo stato d’infiammazione del tuo organismo. Una dieta antinfiammatoria parte quindi dall’eliminazione di tutti quei cibi pro-infiammatori come: cereali con il glutine, zucchero, alcol, grassi trans, aspartame, edulcoranti di sintesi e latticini.
Una nota sul glutine. Sulla necessità di eliminare i cibi contenenti il glutine dalla dieta, si è ampiamente espresso il dottor David Perlmutter, autore del libro La Dieta Intelligente.
All’interno di questo libro il dott. Perlmutter spiega perché il glutine è alla base di quasi tutte le condizioni infiammatorie conosciute dall’uomo, specialmente quelle che coinvolgono il cervello. Ciò include il morbo di Alzheimer, la depressione e persino i comportamenti psicotici.
Inoltre, il libro Wheat Belly: Lose the Wheat, Lose the Weight, and Find Your Path Back To Health del Dr. William Davis discute di come il glutine è spesso alla base dell’obesità, e di come questa sia in realtà una condizione causata da un’infiammazione cronica.
Nel corso degli anni diversi studiosi quali il (Dr. Jonathan Wright, Dr. Andrew Weil, Dr. Alan Gaby e molti altri) hanno dimostrato come il glutine sia alla base di condizioni come l’artrite reumatoide, la sclerosi multipla, il lupus e dozzine di altre malattie solitamente trattate con cortisone e una serie ben assortita di farmaci immunosoppressori.
2. Aloe Arborescens
Quando si parla di rimedi cortison-like impossibile non parlare dell’Aloe arborescens.
Non a caso Padre Romano Zago nei suoi libri menziona spesso l’Aloe come di un rimedio naturale estremamente efficace per la cura di patologie infiammatorie croniche o di tipo autoimmune.
Il sistema immunitario è un insieme di meccanismi difensivi messi in atto dall’organismo per combattere qualunque aggressione alla sua integrità, in grado perciò di individuare svariati agenti potenzialmente nocivi che possono attaccarlo divenendo possibili cause di malattie.
Quando questo meccanismo, particolarmente complesso e articolato, che si sviluppa su vari livelli di specificità crescente e mirata, subisce un’alterazione, può andare incontro a un malfunzionamento che può generare una malattia autoimmune
Studi dimostrano che alcuni principi attivi presenti nell’Aloe barbadensis (Aloe vera) e nell’Aloe arborescens sono in grado di alleviare i dolori correlati all’artrite reumatoide (AR) sopprimendo il processo infiammatorio cronicamente iperattivato.
È stato dimostrato che l’aloe-emodina promuove le attività fagocitarie delle cellule natural killer e dei macrofagi nel tumore e l’emodina, un antrachinone presente anche in altre piante, sembrava avere un effetto antinfiammatorio protettivo mostrando la sua inibizione di IL-1β e LPS- stimolato la proliferazione dei sinoviociti RA in modo dose-dipendente in condizioni ipossiche.
Non solo, l’Aloe contiene polisaccaridi, come l’acemannano, con spiccate proprietà antiossidanti ed antinfiammatorie, soprattutto verso il tratto gastro-intestinale, per cui l’uso di questa pianta può essere utile anche in malattie croniche infiammatorie intestinali, come la rettocolite ulcerosa e il morbo di Crohn. In questi casi però è consigliabile scegliere un prodotto a base di Aloe Arborescens, o di Aloe Vera, senza aloina, che costituisce la parte lassativa potenzialmente irritante per le pareti intestinali.
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3. Alga Klamath
La Klamath è una microalga cianobatterica nativa del lago Upper Klamath, situato in Oregon (Stati Uniti). E’ un parente stretto della Spirulina, ma con un profilo nutraceutico decisamente superiore.
Al suo interno troviamo tutti i nutrienti di cui l’uomo ha bisogno per vivere in una concentrazione superiore a qualsiasi cibo oggi conosciuto (per maggiori info leggi l’articolo dedicato all’alga Klamath).
Dal 1955 gli studiosi hanno iniziato a fare studi e ricerche su questa microalga e negli ultimi anni un ricercatore italiano, il dottor Stefano Scoglio, ha portato alla luce importanti scoperte sulle incredibili proprietà terapeutiche dell’alga Klamath.
Oltre ad essere un integratore completo di aminoacidi, vitamine, sali minerali ed acidi grassi essenziali, quindi molto utile per colmare eventuali carenze nutrizionali, la Klamath contiene un’elevatissima concentrazione di sostanze con spiccate proprietà antiossidanti, antinfiammatorie ed immunomodulanti.
Proprietà immunomodulanti
In questo studio, svolto presso l’Università di Montreal, si è visto che entro 2 ore dall’assunzione di appena 1.5 gr. di alga Klamath si produce una migrazione del 40% dei leucociti NK (cellule natural killer) dai linfonodi al sangue, e poi dal sangue verso organi e tessuti, mentre il restante 60% aumenta il numero di adesioni.
Nel medesimo studio, i ricercatori hanno verificato la capacità della microalga nell’inibire l’azione – quando eccessiva – delle cellule polimorfonucleate (PMN), e quindi nel ridurre la produzione di radicali liberi e il livello generale di infiammazione dell’organismo.
Proprietà antinfiammatorie
Le ficocianine contenute nella microalghe, sono dei potenti modulatorifisiologici dell’infiammazione, e in particolare le AFA-ficocianine della Klamath, sono risultate le più potenti tra le ficocianine conosciute.
Le proprietà antinfiammatorioe delle AFA-ficocianine sono state confermate da studi in vivo, sia su animali, che su essere umani.
Presso l’Università di Ferrara, è stato condotto uno studio per testare la capacità di un estratto di alghe Klamath, nell’inibire l’infiammazione indotta in cavie, generata dall’iniezione di capsaicina (il principio attivo del peperoncino) direttamente nelle mucose, in un caso dello stomaco, nell’altro dell’apparato urinario.
In entrambe i casi la contemporanea assunzione di estratti di Klamath ha inibito l’infiammazione dal 90% al 100%!
Sono stati inoltre condotti due studi preliminari su esseri umani.
- Nel primo caso, condotto su dieci persone affette da psoriasi, che non avevano risposto a nessun altro trattamento farmacologico o naturale, ben 9 dei 10 pazienti hanno riportato netti miglioramenti, in alcuni addirittura risolutivi, assumendo 3 compresse al giorno del prodotto a base di Klamath.
- nel secondo, 20 donne affette da fibromialgia, con dolori diffusi, astenia, e rigidità sono state trattate con estratti di Klamath per un periodo di 60 giorni: al termine dello studio, nonostante il basso dosaggio e la breve durata, c’è stata una riduzione significativa dei dolori, e si è avuto il superamento di rigidità e astenia nei 2/3 dei casi.
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4. Ganoderma lucidum
Il Ganoderma lucidum, conosciuto anche con il nome di Reishi, è un fungo saprofita, o parassita, che cresce e si sviluppa su ceppi e rami interrati, o alla base dei tronchi di latifoglie.
Il Ganoderma lucidum è uno dei rimedi più importanti della Medicina Tradizionale Cinese e ancora oggi è considerato un vero e proprio “elisir di lunga vita“.
Il suo consumo aiuta a migliorare la salute del nostro organismo agendo su più fronti. I medici cinesi lo consigliano per combattere la fatica, migliorare la memoria, aumentare i livelli energetici, alleviare situazioni di stress, stimolare la circolazione e per combattere infezioni e processi infiammatori di varia natura.
Nel corso dell’ultimo decennio il Ganoderma lucidum è divenuto famoso anche in occidente ed è stato oggetto di numerosi studi scientifici.
Si è scoperto che il Rieshi contiene numerosi principi attivi tra cui polisaccaridi (beta-glucani), triterpenoidi, nucleosidi, steroli, alcaloidi, polipeptidi, acidi grassi, steroidi ed elementi inorganici. L’insieme di questi principi attivi donerebbe al fungo proprietà antitumorali, antinfiammatorie, antiallergiche, antivirali, immunomodulanti, epatoprotettive, ipoglicemizzanti, anti-melanogenesi, anti-invecchiamento e cardioprotettive.
L’effetto antinfiammatorio del Ganoderma Lucidum viene associato soprattutto al contenuto di acidi ganoderici ossigenati.
Diversi studi mostrano un’efficacia pari ai più potenti farmaci antiinfiammatori oggi in circolazione, ma al contrario dei farmaci il Ganoderma non presenta effetti collaterali e può essere assunto per lunghi periodi di tempo
Questi sono alcuni degli studi che dimostrano l’azione antinfiammatoria di questo fungo:
- Il prof. Stavinoha, farmacologo statunitense, e altri ricercatori texani per primi hanno scoperto che il Ganoderma lucidum ha lo stesso potere antinfiammatorio dell’idrocortisone, senza causare gli effetti collaterali tipici del farmaco (Stavinoha W., 1991; Stavinoha W., 1995).
- Successivamente, le ricerche compiute dal prof. Kim, medico coreano, hanno svelato che l’azione antinfiammatoria del Reishi dipende dai quattro acidi ganoderici (A, B, G e H) che contiene e che questo fungo ha la stessa efficacia del diclofenac (un FANS) che è una delle molecole antinfiammato-rie più potenti e più usate in medicina.
- Il team scientifico americano della Indiana University [1] ha investigato il potere antinfiammatorio dei triterpeni estratti dal Ganoderma Lucidum in un modello cellulare di macrofagi. In laboratorio I macrofagi possono essere attivati mediante stimolazione con il lipopolisaccaride (LPS), un componente della parete dei batteri. In risposta all’LPS, i macrofagi producono e rilasciano nella capsula di Petri diversi mediatori infiammatori, similmente a quello che succede in un tessuto infiammato. I ricercatori hanno dimostrato che macrofagi trattati con i triterpeni e successivamente stimolati con l’LPS, secernevano molte meno citochine infiammatorie (TNF-α, IL-6, NO, PGE2) e mostravano una ridotta espressione proteica di iNOS e COX-2. I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) che generalmente utilizziamo nel trattamento sintomatico della febbre, mal di testa, sindrome influenzale, mal di denti e dolori muscolari hanno come bersaglio proprio la COX-2. Questi risultati sono stati confermati anche in vivo su modelli animali. Il gruppo di ricerca ha poi indagato il meccanismo molecolare responsabile dell’effetto antinfiammatorio dei triterpeni e identificato AP-1 e NF-kB come le proteine chiave sulle quali i triterpeni esercitano la loro azione.
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5. Curcuma
La curcuma (Curcuma longa) è una spezia appartenente alla famiglia delle Zingiberaceae ampiamente utilizzata nella medicina tradizionale indiana e cinese.
E’ in assoluto la sostanza vegetale più studiata al Mondo, con una particolare attenzione per alcuni suoi principi attivi, come la curcumina e i curcuminoidi, a cui sono state correlate proprietà antiossidanti, antitumorali e soprattutto antinfiammatorie.
Studi effettuati sui curcuminoidi hanno dimostrato che la curcumina ha un effetto antinfiammatorio simile ai FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) e al cortisone, agendo sul dolore, mediatori dell’infiammazione e sulla rigidità articolare mattutina, il tutto senza effetti collaterali indesiderati. La curcumina infatti agirebbe inibendo un enzima responsabile della sintesi delle prostaglandine infiammatorie.
Studi comparativi hanno dimostrato che 1200 mg di curcumina al giorno sono efficaci quanto il fenilbutazone, un trattamento per l’artrite reumatoide. In un altro studio, 2 g di curcuma al giorno per 6 settimane hanno avuto effetti paragonabili a 800 mg di ibuprofene al giorno in pazienti con osteoartrite.
Gli studi in vitro e sugli animali hanno mostrato ottimi risultati per il trattamento della colite ulcerosa, dell’artrite reumatoide e della pancreatite. Alcuni studi sull’uomo sono in corso e stanno già dando risultati positivi molto incoraggianti.
Numerosi studi volti a studiare l’azione della curcuma sull’infiammazione dell’intestino, in particolare sulla colite ulcerosa, hanno dimostrato che 1 g di curcumina due volte al giorno, associato al trattamento abituale, sia sulfasalazina che mezalamina, riduce significativamente il numero di attacchi acuti e clinici manifestazioni della malattia durante i 6 mesi dello studio. Uno studio preliminare sul Morbo di Crohn ha mostrato gli stessi effetti positivi.
Come consumare la curcuma
Il grande problema della curcumina è che ha una bassa biodisponibilità. Questo significa che, una volta ingerita, viene quasi completamente espulsa nelle feci e nelle urine.
Secondo un famoso studio scientifico condotto nel 1998 da Ghosh Shobha e altri ricercatori, l’aggiunta del pepe nero incrementa l’assorbimento della curcumina del 2000% (ovvero di 20 volte). La piperina contenuta nel pepe nero favorisce infatti l’assorbimento della curcumina: ne basta un pizzico, circa il 3% rispetto alla quantità di curcuma.